mercoledì 14 gennaio 2009

Fuori piove.

Fuori piove.
L'acqua riga i vetri sporchi della finestra, nascondendo la notte nel cuore di un prisma rotto.
Vorrei gustare i rumori del traffico, il rantolo aritmico della città, ma tutto ciò che sento è la pioggia, scura, fitta e insistente.
Che sia la colonna sonora di questo cambiamento?
Dovrei voltarmi verso l'ufficio, contemplare il teatro della mia decisione, scendere a patti con il presente prima di farmi aggredire dal futuro... non ci riesco, per ora mi sta bene essere vigliacco e prendermela schifosamente comoda.
Che il buio la faccia da padrone, gli lascio campo libero, sono troppo occupato a... già, a fare cosa?
A espellere le croste secche del passato?
Sì, potrebbe essere: quei giorni ammuffiti, le lotte dimenticate a metà, i sogni irranciditi come il burro in fondo al frigo, in quell'angolino odoroso di malattia dove si ficcano tutte le scorie più pericolose.
Pericolose come le decisioni.
Sospiro... sono bravo a sospirare, carico l'aria di un sacco di valenze contrapposte; l'artista dell'espirazione... se mi ci mettessi ne verrebbe un gran manuale per neofiti... roba da finire in TV a farsi intervistare tra un pazzo e una show girl!
Sta iniziando, sento che il preambolo fila via come... indovinate un po'... come la pioggia...
Sì, perchè fuori piove.
Naturalmente.